All'Amico d'infanzia VITTORIO

 
All’Amico d’infanzia VITTORIO

(Tù ne quaèsierìs , scìre nefàs , quèm mihi, quèm tibi fìnem dì dederìnt, Lèuconoè , nèc Babylònios tèmptarìs numeròs.) (Orazio, Carmina, 1,11)
(Non domandare, Leuconoe – non è dato sapere – che destino gli dei hanno assegnato a me e a te, né consultare gli oroscopi.)

Quando la feral notizia via telefono è giunta , dei ricordi sull’onda copiose lacrime di getto son sgorgate, Amico.
Del solido giovanile quadrato( Li quàtthru di la chijàzza , Tu, io, Paolo e Pietro, così ci chiamavano) un lato d’un tratto s’è spezzato.
Tua nobile ma democratica famiglia subito ci accolse spesso nella Tua casa come Tuoi Amici e onorati sempre ne fummo.
In quegli anni ’50 sempre assieme, li pascùni alla casa di Procitta, l a litturìna ogni mattina,le serate allo snack Bar, le scarrozzate in macchina, le vacanze a Scalea,  , le tante festicciole giovanili in allegria, i primi amori, quanti bei giorni fino ad oggi trascorsi in compagnia!.
Sul lavoro attento e con l’aria un po’ seriosa , sempre poi stemperata da cordial sorriso, tanti anni nel Comune insieme, sempre presente e cordiale con tutti io ti vedea.
Mi mancherai, Amico, ma nella mente sempre albergherà il ricordo di una vita trascorsa in vera rispettosa amicizia, che con indelebili immagini è impressa nel mio cuore.
Riposa in pace, caro Amico!

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